Tra le lire italiane più famose e globalmente più accettate dalle varie forme di utenza del nostro paese vanno menzionate quelle da 50 e 100 lire, coniate entrambe a partire dagli anni 50 con ottima continuità per svariate decadi, anche se con l’inizio degli anni 90 sono state concepite le varianti “piccole”, al tempo poco apprezzate ma oggi interessanti in ambito collezionistico.
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Le 50 e 100 lire corrispondono in generale a due valute coniate in Acmonital, una lega molto conosciuta e sfruttata durante il 20° secolo che conferisce grande resistenza, duttilità oltre ad un tipico aspetto metallico ed un peso non eccessivo. Entrambe sono state coniate nelle due rispettive varianti più comuni, ossia la Vulcano e la Minerva, dagli anni 50 fino al 1989, anche se la loro diffusione non si è arrestata con gli anni 90, essendo state ampiamente utilizzate fino al 2002, anno di dismissione della valuta.
Dall’inizio degli anni 90 secondo disposizioni statali, la Zecca ha seguito le istruzioni che hanno portato concettualmente all’idea di sviluppare monete dallo stesso valore facciale ma dalle dimensioni molto più piccole, dimezzate circa delle due monete menzionate poc’anzi, che però sono state quasi subito percepite in modo negativo dalla cittadinanza: troppo ridotte, scomode e facili da perdere ma anche da riconoscere per molti, le 50 e 100 lire piccole sono state coniate solo dal 1990 al 1995 (per la 50 lire) e dal 1990 al 1993 (per la 100 lire) ed oggi non sono state particolarmente portate ad essere ricordare in modo positivo.
Formalmente l’idea era quella di utilizzare una quantità di metallo e risorse molto inferiori per sviluppare emissioni monetarie, mantenendone di base l’aspetto “in scala ridotta”, strategia che però non ha pagato, pur avendo nel periodo di tempo in questione la Zecca coniato diversi milioni di esemplari.
Esistono però alcune versioni che valgono più di altre, ad esempio le 50 lire piccole del 1990 sono sensibimente più rare e valgono dai 5 ai 15 euro. Alcune monete da 50 lire piccole presentano un orecchio sulla testa femminile più “a punta” condizione che può rendere l’esemplare più interessante, con valutazioni fino a 50 euro. Alcuni errori di conio come l’assenza di numeri sulla data ha portato diversi utenti a mettere in vendita emissoni del genere a prezzi altissimi, anche se non è facile definire il livello di rarità corrisposto in valuta.
Le monete da 100 lire piccole interesanti sono quelle del 1991 in particolare quelle che hanno i due “99” maggiormente chiusi rispetto alle altre annate. In questo caso la valutazione media si aggira sui 20 euro.
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