Avere un conto corrente oggi è maggiormente semplice concettualmente rispetto al passato grazie ai costi più bassi ed alla possibilità formale di potersi impegnare sia in fase finanziaria in ambito conservativo ma anche negli investimenti. Ma il conti correnti non sono tutti uguali ed anche se oggi maggiormente convenienti, presentano alcuni potenziali pericoli per i risparmiatori. Quali sono?
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Il conto corrente nella sua accezione generalista è una forma di strumento finanziario, generalmente disposto da una entità come una banca / istituto di credito, che offre diverse peculiarità in relazione alla gestione dei propri risparmi. La quasi totalità delle tipologie di conto corrente in Italia viene utilizzata prevalentemente per risparmiare, quindi accumulare lo stipendio, la pensione o quant’altro, e quasi tutti hanno oramai la possibilità di essere utilizzati anche per inviare e ricevere denaro attraverso i bonifici.
Ma il conto corrente viene reso disponibile anche perchè è “utile” alle banche, quindi il risparmiatore dovrebbe conoscere oltre ai vantaggi, che sono tanti (molti conti corrente non hanno formalmente limiti in quanto a capacità di “conservare” denaro ed hanno costi comunque convenienti) anche i potenziali pericoli o svantaggi.
In primo luogo va considerato il livello medio delle banche moderne, che è comunque alto, anche perchè ogni istituto di credito che ottiene l’autorizzazione di poter operare nel nostro paese devono per forza di cose offrire una serie di condizioni e trasparenza particolari, quasi ogni banca mette a disposizione una forma di “sicurezza” o “garanzia” in caso di instabilità viene fatto ricorso al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, una entità che copre eventuali perdite di denaro depositati sulle banche che ne aderiscono fino a 100 mila euro. Per questo motivo è meglio, quando possibile, scegliere una banca che aderisce a questa forma di “garanzia di fondo”.
C’è poi da considerare l’effetto inflazione che tende a generarsi con l’assenza di movimentazione e gestione del denaro, ad esempio lasciando semplicemente i soldi a “marcire” finanziariamente parlando sul conto corrente, condizione che anche in pochi anni garantisce una perdita di potere d’acquisto pari anche al 20 % rispetto a pochi anni prima. Anche se in Italia c’è l’euro che ha diversi “paletti” nei confronti dell’inflazione, lasciare troppi soldi sul conto corrente genera una forma di perdita di potenzialità del denaro, in generale un buon limite è quello di lasciare fino a 5000 euro per le spese effettive, il resto andrebbe disposto su un’altra forma di strumento come un buono bancario o postale o qualsiasi altra forma di investimento di caratura simile, come un conto deposito, così da generare profitti nel corso del tempo e ridurre il potere dell’inflazione.
Infine va considerata la stretta fiscale, che per i conti corrente supera il 20 % sui profitti ed anche da parte dei conti corrente gratuiti, porta al pagamento di una imposta di bollo pari a 34,2 euro, circa il 7 per mille, ogni anno, per i privati, mentre per le aziende questa forma di imposta che viene corrisposta per ogni giacenza media superiore ai 5000 euro annui, ammonta a 100 euro.
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