La filatelia è il settore che si occupa in tutti i casi delle forme di emissioni postali, concepite dallo Stato centrale, che sono da quasi due secoli pieni degli elementi fondamentali ancora oggi per la corrispondenza postale, in quanto con la nascita del francobollo è nato anche il concetto di affrancatura. In Italia sono molti i francobolli famosi, ma solo alcuni possiedono un valore così elevato da essere in grado di far “svoltare” in senso economico se venduti, come il raro francobollo Trinacria, ossia il simbolo della Sicilia.
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La filatelia italiana è nata poco prima dell’unificazione del paese inteso come lo comprendiamo oggi, in quanto il primo francobollo in assoluto è stato sviluppato da Sir Rowland Hill, un funzionario che nl 1840 mise a punto il primo esemplare in assoluto per l’affrancatura, il Penny Black, riconoscibile dal volto della Regina Vittoria, emissione che ha fatto quasi immediatamente capire il valore e l’importanza effettiva di queste emissioni in senso generale, per tutti i paesi: il ruolo del francobollo viene legato alle Poste ma per molto tempo ne sono state sviluppate versioni anche per la vendita di giornali ad esempio, in tutti i casi il ruolo principale è stato sempre quello dell’affermazione di emissioni concepite come “tassa” pagata in anticipo da apporre sulla corrispondenza, evitando quindi il pagamento al destinatario, invenzione semplice nel concetto ma che ha permesso di velocizzare ed ottimizzare in modo importante questo mezzo comunicativo. Quindi fin dai primi anni del post Penny Black, anche gli antichi stati italiani, al tempo ancora non unificati (la rivoluzione italiana è stata conseguente alcuni anni dopo) hanno iniziato sviluppare le proprie emissioni, e proprio il Regno delle Due Sicilie, che corrispondeva in pratica all’odierno Sud Italia, che era un’entità antica e indipendente da secoli, ha sviluppato a partire dal 1858 un’emissione conosciuta come Trinacria, ossia con la celeberrima rappresentazione della testa femminile con tre gambe piegate, oltre ai simboli del Regno come i gigli ed il cavallo. Questa serie, che comprende 7 emissioni tutti contraddistinti da un colore rosato, sono distinguibili dalla forma dell’emissione, e possono valere cifre molto importanti, conseguenti alla rarità dell’esemplare, ad esempio quello rotondo, dal valore di mezzo grana vale dai 300 euro fino ai 5000 euro a seconda dello stato, ma un esemplare da 50 vale molto di più, dai 1500 se usato, fino a 12 mila euro se nuovo. La rarità è sia conferita dalla poca temepistica in termini di utilizzo ma anche dal fatto che questi francobolli spesso venivano rotti con l’utilizzo, in quanto erano anche utilizzati per i giornali. L’intera collezione se usata vale da 2000 fino a 8000 euro, ma nuova può portare ad un guadagno di circa 35 mila euro.
Ancora più raro è il francobollo dell “dittatura”, ossia concepito il 6 novembre 1860 dall governo momentaneo indetto a Garibaldi poco dopo lo sbarco dei Mille: emerse le necessità di sostituire anche simbolicamente i vecchi segni borbonici, il governo provvisorio fu costellato da difficoltà ed anche le emissioni non furono inizialmente modificate: questa versione del Trinacria è sostanzialmente la stessa immagine di quello sopra menzionato ma presenta un colore diverso, tendentee all’azzurro turchese, e presenta una T come “tornese” invece di una “G”. Questo esemplare è ancora più raro di quelli del Regno, in quanto è stato utilizzato per poche settimane prima di essere sostituito da emissioni differenti, anche in questo caso trovarne uno in buono stato, anche solo integro seppur usato vale migliaia di euro, da circa 5000 a salire fino a 10 mila. Ma un esemplare nuovo vale realmente quanto una casa in quanto può toccare senza troppi problemi valutazioni di circa 150 mila euro!