Il gettone telefonico ha fatto parte di una serie di strumenti estremamente conosciuti e popolari per gran parte del secolo scorso, ma oggi relegati ad apparenti oggetti da collezione. Il contesto però è molto più ricco di quanto non si possa pensare, ed il tutto è reso evidente anche da alcuni esemplari come il gettone telefonico 7607, apparentemente molto comune ancora oggi in quanto emissione “standard” di tipo telefonico. Ma alcuni esemplari di questa serie specifica sono stati venduti a cifre molto più elevate della media.
No feed items found.
Il gettone telefonico in Italia ha iniziato la prima, vera diffusione con quella del telefono pubblico, concetto che ha messo a disposizione uno strumento dalle potenzialità ed utilità enormi, facilmente comprensibili oggi, in quanto una semplice telefonata da uno smartphone risulta qualcosa di scontato, addirittura considerabile quasi obsoleto. Ma circa un secolo fa il telefono “per tutti” e non solo appannaggio di pochi eletti, costituiva qualcosa di avveniristico, reso possibile proprio grazie al gettone, che ha palesi funzioni di sostituzione delle monete. Il gettone somiglia fisicamente alle emissioni monetarie ma non è dotato di valore facciale, non aveva infatti un “costo” effettivo fisso, costo che infatti veniva modificato con i livelli di inflazione, fin dalla sua prima forma di utilizzo. Nel 1927 è stata la Stipel, una delle aziende produttrici convenzionate dello stato a produrre i gettoni telefonici poi utilizzati in tutta l’area del nord ovest del paese, a sviluppare la prima forma di gettone vero e proprio, inizialmente concepito per “presentare” i primi telefoni pubblici in Italia, all’interno della Fiera Campionaria di Milano, evento che era ideato per mettere in evidenza le nuove scoperte tecnologiche.
Con gli anni 30 anche altre aziende dello stato hanno iniziato a concepire le “proprie” forme di gettone telefonico, per questo motivo tutti gli esemplari sviluppati fino alla seconda guerra mondiale avevano aspetti e compoisizioni metalliche differenti. Con la fine del conflitto mondiale e con la successiva riorganizzazione dell’azienda telefonica nazionale (che poi diventerà SIP negli anni 60 e poi Telecom a partire dagli anni 90), anche i gettoni sono stati unificati e standardizzati sia nel valore ma anche nell’aspetto: dalla fine degli anni 50 fino al 1980 sono stati prodotti gettoni valevoli in tutto il territorio nazionale, con alcune pecularità mantenute per tutto il periodo, come le 4 cifre recate sull’esemplare, come per l’appunto, il gettone 7607. Queste cifre erano concepite per fare capire l’anno ed il mese di emissione, quindi 1976 e mese di luglio, il numero 7, sviluppate da vari stabilimenti in Italia quindi corrispondenti avari loghi presenti generalmente nella parte alta dell’esemplare.
I più interessanti sono senza dubbio quelli “brandizzati” IPM, che nella forma “tradizionale” hanno un valore compreso tra i 5 (buono stato) e 25 euro (come nuovi) ma esistono alcuni rari esemplari conosciuti per presentare un tondello fortemente tagliato sulla parte frontale, ossia una vera e propria forma di “solco” dovuto ad un incorretto sviluppo durante la coniatura, concetto che ha fatto aumentare di parecchio la valutazione base di questi esemplari. I gettoni telefonici sono concepiti simili alle monete ma sono formalmente un “mercato collezionistico” a parte, ma un esemplare di questo tipo può essere considerabile parecchio più raro ed interessante di altri omologhi: un valutazione tra i 15 ed i 50 euro è sicuramente “realistica” parlando di questa versione col tondello modificato, ma altre persone in fase di vendita sono riusciti ad ottenere cifre molto più alte. Molto dipende anche dalla volontà del compratore nell’assicurarsi un esemplare più raro della media.