Il risparmio postale comprende in modo molto generalizzato tutta una serie di strumenti economici messi a disposizione per ogn forma di cittadino per sviluppare una operazione di risparmio con conseguente possibilità di sviluppare un guadagno nel corso del tempo attraverso lo sviluppo di interessi. Si tratta di strumenti molto comuni e famosi nel contesto generale italiano. Ma i buoni postali vanno dichiarati?
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Il risparmio postale esiste in Italia da ben oltre un secolo, infatti già durante le prime decadi del Regno d’Italia il sistema postale italiano ha messo a disposizione questi strumenti simili ai tradizionali buoni bancari, assumibili ai buoni del tesoro che costituiscono la principale metodologia per far fruttare i propri interessi economici in modo legale, messi a disposizione dallo Stato Italiano attraverso la Cassa Depositi e Prestiti, in una metodologia diffusa da molti anni. Anche se oggi esiste l’home banking e la possibilità di effettuare investimenti molto diversificati, i buoni postali sono molto comuni anche perchè presentano alcune peculiarità di vantaggio estremamente ambite e peculiari.
Sono riconosciuti effettivamente come strumenti finanziari e come detto possono garantire una forma di investimento abbastanza sicuro in quanto godono di una forma di garanzia da parte dello Stato Italiano. Hanno varie scadenze e metodologie di guadagno, alcune sono formalmente e specificamente improntate ad essere utili per tipologie di cittadino e lavoratore specifico (ad esempio per i minorenni o per ottenere un ritorno economico più rapido). Ma i buoni postali vanno dichiarati?
La risposta è no: essendo strumenti diretti dello Stato, non bisogna inserirli in alcun modo nel tradizionale 730 oppure in una qualsiasi altra forma di Modulo nella comune e conosciuta dichiarazione dei redditi, essendo infatti gli interessi progressivamente accumulati già tassati alla base. Ed è una delle forme peculiari che rendono ancora oggi i buoni postali migliori di altre forme di investimento, non è necessario dichiararli perchè di fatto è lo stesso stato a metterli a disposizione.
Non è possibile “arricchirsi” in modo considerevole, pur restando una forma di strumento finanziario in grado di evitare la perdita di valore del denaro causa inflazione
Come abbiamo già evidenziato, sono anche strumenti che godono di una tassazione agevolata, quindi gli importi guadagnati sono già “detratti” alla scadenza di ogni cedola. Ogni buono postale ha ovviamente una scadenza diversa a seconda della tipologia, ma in ogni momento un buono può essere chiuso e quindi è possibile ottenere il corrispettivo di interessi già ottenuto fino a quel momento, così come la metodologia di applicazione risulta essere estremamente semplice anche grazie alla tradizionale App.
La tassazione quindi non rende necessario dichiarare i buoni del tesoro, così come anche i libretti postali, questi ultimi sono meno “impegnativi” e non hanno una scadenza vera e propria essendo strumenti che non sono concepiti per generare una particolare percentuale di interessi.
Fin dal 1987 i buoni postali come qualsiasi altro strumento delle Poste di tipo finanziario hanno una tassazione agevolata sugli interessi accumulati pari al 12.50 %