L’ora legale e l’ora solare sono due concetti che in nazioni come l’Italia costituiscono la tradizionale abitudine di spostare un’ora indietro o avanti le lancette dell’orologio così da corrispondere ad un cambio di percezione ed concetto che trova tra le proprie metodologie un senso effettivo legato al risparmio anche sulle bollette. Ma da tempo tra chi è favorevole al cambio dell’ora si scontra con chi invece non è d’accordo: ma quanto si risparmia sulle fatture dell’energia?
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Per ora legale si intende generlamente alla forma radicata di metodologia di disporre un cambio di orario in momenti specifici dell’anno, in particolare due, che non sono mai uguali, ma che spesso vedono il cambio di ora mutare due volte, generalmente durante la primavera o inizio dell’estate scatta l’ora solare, che porta un’ora avanti, mentre durante l’autunno (generalmente in ottobre) si ritorna all’ora legale, che riporta le lancette dell’ora un’ora indietro.
Nella fattispecie per quanto riguarda il 2023 i dispositivi digitali nella notte tra sabato 28 e domenica 29 ottobre 2023 saranno portati a modificarsi e spostare un’ora indietro. Questo serve tradizionalmente per riguadagnare un’ora di sonno, ma il concetto basilare dell’ora legale e della sua adozione è prettamente legata al risparmio energetico, in quanto durante l’estate quando le giornate sono più lunghe si tende a dormire di più, comportando anche un cambio di ritmo che non viene “digerito” dal metabolismo di molti. Da molti anni infatti le nazioni che hanno fatto ricorso all’ora legale hanno sospeso questa abitudine sostanzialmente perchè il risparmio in termini di energia non è più così rilevante da giustificare il processo di cambio, in queste nazioni ma anche in altre che non hanno fatto mai ricorso al “cambio” in questione si resta con un unico ritmo di orario tutto l’anno.
In Italia però l’ora legale resiste e probabilmente sarà perseguita questa strada in quanto nel nostro paese è ancora rilevante la necessità di disporre un risparmio attraverso l’ora legale che significa anche che in proiezione nel 2022 sono risultati ben 450 milioni di kilowattora di energia elettrica risparmiati in più rispetto allo scorso anno (in tal senso pesano sicuramente gli importi maggiori in fattura). Di contro chi si contrappone a questa idea evidenzia attraverso altri studi una forma di risparmio molto simile mantenendo unicamente l’ora legale raggiungendo un risparmio calcolato di 382 milioni di euro, grazie a minori consumi di energia per circa 720 milioni di kwh in un anno che riguardano anche un minore dispiegamento di Co2 nell’atmosfera, per circa 200 mila tonnellate sempre su base annua. A questo concetto ovviamente si applica anche la non necessità di riadattare il proprio metabolismo ad un ora mancante o aggiuntiva, condizione che per molti è decisamente non semplice.
Il dibattito è tutt’ora aperto e sono molti a spendersi anche attraverso varie raccolte firme, l’abbandono del cambio di orario che però prevedibilmente “resisterà” almeno fino a quando i benefici economici non saranno sufficientemente risibili da essere considerati non abbastanza rilevanti da portare un cambiamento del genere.