La Sabina è ricca di beni culturali, ma la maggior parte delle aree archeologiche e dei monumenti antichi versa in stato di abbandono. Con passione ed amore per il proprio territorio, molti amministratori locali cercano quotidianamente di salvaguardare, rilanciare e valorizzare i beni presenti nei propri comuni, pur non avendo a disposizione mezzi ed aiuti finanziari adeguati.
Si cerca spesso infatti di indirizzare gli scarsi finanziamenti che la regione stanzia attraverso i pochi bandi annuali per gestire e tutelare il nostro patrimonio culturale, ma questi fondi risultano spesso modesti ed inadeguati, oltre che insufficienti. La riforma fallimentare di Franceschini che ha investito soprattutto su musei e sulle aree archeologiche più importanti come fonte di guadagno grazie agli introiti dei biglietti, ha portato a trascurare e tralasciare il territorio, le aree archeologiche periferiche e le piccole realtà culturali provinciali. Si è assistito ad una riforma che ha dato il via progressivamente allo smantellamento delle soprintendenze, all’istituzione di poli museali regionali ed all’accorpamento e/o soppressione di diverse soprintendenze.
Quasi ovunque le soprintendenze ai beni architettonici sono state unite a quelle per i beni storico-artistici. Quindi meno organismi con compiti sempre più confusi (e spesso con meno poteri), il tutto in nome dell’efficienza e della funzionalità. Un duro colpo questo per la tutela dei nostri beni culturali e del nostro paesaggio, una riforma quella del MiBACT, che ha evidenziato come i governanti passati a parole si siano professati difensori e paladini dell’arte, ma di fatto hanno mostrato incompetenza e superficialità. Questo non ha certo contribuito al rilancio delle piccole realtà culturali. Si è voluto investire sui grandi poli museali considerati macchine da soldi, senza investire ad esempio nelle aree archeologiche, musei e monumenti sparsi sul territorio che sono stati considerati piuttosto una seccatura ed una spesa che preme sul bilancio dello Stato (invece che considerarli investimenti dal punto di vista culturale e chiaramente anche economico). È doveroso investire anche su questo patrimonio definito minore, al fine di rilanciare il turismo e l’economia dei borghi e dei piccoli comuni sabini.