Miniassegni: ecco gli assegni in lire che valgono una fortuna se li conservi ancora

Miniassegni

L’idea del risparmiatore è ovviamente quello di “mettere da parte” denaro nelle giuste quantità così da poterlo poi utilizzare nel momento del maggior bisogno. Oltre la metà della popolazione italiana può considerarsi tale, ma solo una parte utilizza strumenti da investimento. In Italia sono in vigore numerose tipologie di questo tipo ma non tutte sono ancora attive, come i miniassegni, vero e proprio “reperto” storico italiano nell’ambito finanziario.

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Ma cosa erano e cosa sono oggi considerati i “miniassegni”? Erano una tipologia di strumenti economici paragonabili ad assegni circolari ma dalla “potenza” e dal taglio ridotto, emessi dagli anni 70 dello scorso secolo per sopperire alla scarsità di spiccoli con la conseguente penuria di monete metalliche: le leghe di questo tipo infatti durante quest’epoca specifica erano oramai utilizzate anche per varie tipologie di oggetti elettronici e con la crisi petrolifera iniziata nel 1973 la lira come altre valute occidentali ha trovato una vera e propria fase di crisi perdurata diversi anni, che ha portato anche il cambiamento di tipo monetario.

Consisteva in un vero e proprio strumento adottato dalle banche, che impossibilitate dal veto di sviluppare nuove emissioni, iniziarono a sviluppare vari tagli di questi oggetti per un totale di oltre 800 tipologie. Una forma di “bene di necessità” vero e proprio, emesso dalle banche che senza pochi dubbi riuscirono a sviluppare una vera e propria fonte di guadagno, anche perchè tantissimi biglietti non sono stati mai utilizzati anche perchè non trattandosi di banconote filigranate, tendevano a consumarsi molto facilmente. Lo Stato iniziò a sviluppare una forma di divieto per eliminarne la presenza nei tagli minori e con la fine degli anni 70, con la conseguente emergenza economica rientrata, i miniassegni furono effettivamente abrogati e non più utilizzati, diventando di fatto gradualmente dismessi, e in pochi anni anche fisicamente furono effettivamente eliminati dalla circolazione.

I Miniassegni sono oggi degli oggetti collezionistici abbastanza rari, perchè è difficile trovarne in buone condizioni: evidenziano l’inadeguatezza del sistema economico italiano che in anni così particolari non riuscì a controbilanciare la presenza di valuta effettiva, trovando questa situazione di emergenza. Furono emessi anche dei Miniassegni di tipo commemorativo o le serie figurate, con una presenza di immagini e raffigurazioni che oggi possono valere anche cifre importanti.

I miniassegni fanno parte di un contesto storico ed economico molto specifico, quello degli anni 70: molte banche iniziarono a sviluppare questi mini assegni circolari dal valore non eccelso per sostituire almeno nella funzione le monete e le banconote di piccolo e medio taglio. Quanto possono valere?

Non trattandosi di un oggetto comune, anche i Miniassegni sono divenuti gradualmente dei veri oggetti da collezione, retaggio di un passato dimenticato da molti (sono stati utilizzati per meno di un decennio, trovando comunque una diffusione più che discreta), e come ogni oggettistica particolare, tende a sviluppare un contesto storico di interesse.

Un miniassegno in ottimo stato può valere centinaia di euro, uno della serie figurata “come nuovo” sfiora i 1000 euro, molto dipende anche dalla quantità di pezzi a disposizione, anche se è difficile valutarli in base alla quantità.

Un pezzo in buono stato può valere da circa 10 – 30 euro fino a 300 euro.

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