Possiedi i 20 centesimi del Regno d’Italia Vittorio Emanuele? Valgono una fortuna, ecco quanto

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La lira italiana per molti è stata l’unica o comunque quella “storica” per i cittadini del nostro paese, oltre ad essere qualcosa di estremamente legato al contesto sociale. Se per ovvie ragioni anagrafiche la lira italiana conosciuta e ricordata dalla maggior parte dei presenti è quella sviluppata nel 20° secolo, in particolare dalla fine della seconda guerra mondiale, la lira comprende emissioni come i 20 centesimi del Regno d’Italia che hanno avuto una diffusione importante, specie quelli con il volto Vittorio Emanuele.

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La lira ha infatti iniziato ad essere realemente comune e diffusa molto prima dell’unità d’Italia, in quanto gà svariati regni del nord del paese hanno iniziato a nominalmente emettere le proprie versioni della lira. Con l’unifcazione italiana, dal regno di Sardegna a Regno d’Italia sotto il regno di Vittorio Emanuele II, processo che si è concretizzato verso la metà degli anni 50 e 60 dell’Ottocento anche le emissioni sono state incentrate su questa forma di diffusione in modo specifico nelle categorizzazioni in centesimi e lire intere: oggi una moneta da 20 centesimi fa venire in mente la corrispettiva in euro, ma durante le decadi oramai lontane anche la lira nella forma comune.

Il periodo classico delle monete da 20 centesimi di lira con il volto di Vittorio Emanuele II primo re d’Italia comprende due emissioni, entrambe molto interessanti.

Quella meno rara è conosciuta come Valore, per via della raffigurazione del valore da 20 centesimi scritto in modo letterale su uno dei lati dell’emissione, realizzata in lega d’argento, e quindi corrispondente ad una moneta dal valore non così ridotto per i tempi. Il volto di Vittorio Emanuele II è posto di profilo, con la dicitura del nome l’anno di coniatura in basso (l’emissione “Valore” è stata coniata nel 1863 e nel 1867). Presenti sul lato del valore alcuni dettagli come due rami di alloro uniti da un fiocco con sotto i simboli.

I 20 centesimi regno d’italia Vittorio Emanuele II, realizzati in lega d’argento, oggi molto rari

Le monete hanno un valore molto variabile a seconda dell’effettivo stato di conservazione, ma quasi tutte sono comprese tra una condizione buona (che vale almeno 20 o 30 euro di guadagno) fino a 400 euro se è in condizioni perfette per gli esemplari del 1863. Quelli del 1867, sviluppati presso la zecca di Torino valgono da circa 70 euro fino a quasi 1000 euro, essendo stati realizzati in quantità minori.
Esiste però anche una variante realizzata dalla zecca di Torino nel 1863, classificata come R4 ossia rarità massima che presenta accanto alla T il tradizionale “BN” ma rovesciato, quindi capovolto, fattore disposto solo su pochissime monete, condizione che fa valere un singolo esemplare da circa 4000 euro (buono stato) fino 16 mila euro se in condizioni perfette, un piccolo tesoro d’argento.

Altra emissione ancora più rara è la moneta da 20 centesimi con il volto di Vittorio Emanuele II conosciuta come “Stemma” in quanto reca lo stemma di casa Savoia, con tanto di stemma coronato e tutta la simbologia della casa reale italiana. Anche questa emessa in argento ed anche questa nel 1863, ma in meno di 500 esemplari, quindi è sostanzialmente introvabile, per questo è considerabile una delle monete più rare della storia numismatica del nostro paese.

Rarissima moneta da 20 centesimi di lira del Regno d’Italia

Il valore riflette questa rarità anche conclamata da aspetti storici: una moneta di questo tipo da 20 centesimi del Regno d’Italia corrisponde ad un valore di vendita di oltre 20 mila euro se in buono stato ma che può raddoppiare questa valutazione se le condizioni sono ottime, fino a sfiorare i 100 mila euro, praticamente il prezzo di una casa, se il pezzo è in Fior di Conio, ossia le migliori condizioni di conservazione possibili.

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