La storia della carta moneta italiana è indiscutibilmente tra le più interessanti e particolari della storia contemporanea della banconota europea, in quanto ha cambiato aspetto, valore e costituzione anche e soprattutto per i vari “scossoni” sociali e politici che hanno coinvolto il nostro paese. Tra le banconote maggiormente diversificate ma anche tra quelle più interessanti spicca la vecchia banconota da 500 lire. Quanto può valere?
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Il sistema monetario italiano è stato fortemente influenzato dal cambio di tipo di stato operato dalla fine della seconda guerra mondiale: fino a questo specifico momento in Italia le tipologie di carta moneta erano generalmente poco diffuse, addirittura un decreto del Regno d’Italia non permetteva l’adozione e la produzione da parte del poligrafico di stato di esemplari di banconote dal valore più alto di 1000 lire, e molti biglietti di banca avevano un valore relativamente esiguo, anche se esistevano già gli esemplari da 500 lire sviluppati dalla fine dell’Ottocento. Solo con la Repubblica Italiana, forma di stato corrente, istituito con il referendum del 1946 la produzione di queste banconote ha iniziato a radicalizzarsi, e proprio dalla seconda metà del 20° secolo sono state varie le banconote di tale valore impiegate e diffusamente conosciute.
Un esempio è costituito dall’esemplare Italia ornata di spighe, adottata nel 1947 e mantenuta in produzione per diversi anni. La raffigurazione è proprio la figura dell’Italia allegorica ossia formata in una donna con la testa ornata di spighe di grano, raffigurazione che è stata mantenuta con alcune modifiche fino all’inizio degli anni 60. Un esemplare di questo tipo può valere diverse decine di euro, fino a oltre 2000 euro per un raro esemplare del 1962, riconoscibile nel numero di serie che inizia tra W223 e W244. Tutti gli altiri esemplari possono valere mediamente da 50 euro (buono stato) fino a 400 euro (stato di conservazione eccellente.
Quasi sempre si tratta di biglietti di stato quindi non emesso direttamente dalla banca ma dallo stato, e corrisponde a qualcosa di simile a quello che oggo corrisponde al valore di un “buono” di stato. Una forma di bene dal valore definito, decisamente comune anche prima della diffusione del tradizionale denaro cartaceo.
Molto conosciuta anche la variante Aretusa, per l’immagine scelta che riguarda proprio Aretusa che fa parte del mito greco, che risulta essere il modello scelto per le 500 lire cartacee sviluppate dal 1966 al 1975.
Emissione conosciuta ma molto interessante in particolare nelle varianti che presentano la “W” nella prima lettera del codice seriale, in particolare quelle della parte finale della produzione, risalenti agli anni 70. Queste sono decisamente più rare, e possono far guadagnare da circa 30-40 euro fino ad oltre 500 euro.
L’ultima tipologia di banconota da 500 lire di tipo repubblicano è la Mercurio dalla testa della nota divinità romana che si staglia su queste piccole banconote, realizzate dal 1974 al 1979, anche in questo caso si tratta di un biglietto di stato. Sono senz’altro le meno rare, ed un esemplare se ben conservato vale al massimo 10 euro, mentre può sfiorare i 40 euro se in condizioni assolutamente perfette.