La storia della filatelia è indubbiamente tra le più interessanti e “curiose” della storia degli oggetti collezionabili, e se per molti costituisce un hobby noioso, grazie al web oggi è molto più semplice venire a conoscenza del background, quindi della storia e del contesto che rende un singolo esemplare più raro di un altroo. Un francobollo raro solo in alcuni casi può effettivamente arricchire il fortunato possessore: ecco uno di questi casi.
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Dal punto vista del significato del termine “filatelia”, che viene identificato come lo studio di questi oggetti e quasi sempre anche associato al contesto collezionistico, deriva da un termine greco, corrispondente a “filos” (affezione, amante) e “atelia” che più o meno sta per “franchigia, tassa”. Questi piccoli pezzi di carta gommata infatti hanno iniziato a loro diffusione intorno alla metà dell’Ottocento risultando essere qualcosa di estremamente preziosi in quanto il ruolo variabile in termini economici corrisponde a quello dell’affrancatura, ossia il costo del servizio, incluso il trasporto della corrispondenza. I francobolli quindi hanno il valore di una tassa pagata in anticipo, rendendo così molto più semplice il senso comune della corrispondenza stessa. Ideato nel 1840 da Sir Rowland Hill, il primo francobollo ha portato alla nascita di tutta una serie di emissioni condivise da tutte le nazioni che già erano munite di un servizio postale funzionante e nel giro di pochissimi anni furono sviluppate già le primissime tipologie di contesti collezionistici.
Oggi trovare un francobollo raro in grado di far guadagnare cifre importanti magari in modo definitivo è un po’ un sogno di tutti anche da parte di chi non considera questi oggetti così importanti, molti dei francobolli venduti per cifre molto alte hanno alle spalle una storia particolare, alcuni hanno avuto una vita breve oppure sono riconoscibili da alcuni errori di stampa. Alcuni esempli sono anche riscontrabili nel nostro paese come il famoso Gronchi Rosa.
Però il Gronchi Rosa non è considerabile uno dei più valevoli in senso assoluto, neanche tra quelli italiani: un esempio sono ad esempio le emissioni concepite durante il periodo pre Unità d’Italia, in quanto tutti i vari regni e ducati italiani antecedenti al Regno d’Italia hanno iniziato quasi immediatamente, in genere dagli anni 1850 a sviluppare le proprie emissioni, che nel giro di pochi anni comunque sono state sostituite da quelle dell’Italia unificata.
Un esempio può essere costituitoo dai francobolli emessi dal Granducato di Toscana, esistente proprio durante quel periodo, in particlare la serie con lo stemma disposta per pochissimo tempo nel 1860 da parte del Governo Provvisorio. Si tratta di una serie composta da 7 francobolli dal valore diversificato riconoscibili da colori diversi, da 1, 5, 10, 20, 40, 80 centesimi e da 3 lire, ogni francobollo nuovo vale migliaia di euro, da circa 2500 per quello da 1 centesimo fino a oltre 100.000 euro per quello da 3 centesimi di colore giallo / dorato.
La serie intera, usata vale dai 20 mila ai 35 mila euro, se nuova sfiora addirittura i 200 mila euro!