Riforma canone RAI: ecco quanto si pagherà “pazzesco “

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Il Canone Rai è tradizionalmente una forma di tassa pagata non di buon grado dalla maggior parte degli italiani. Anche per essere maggiormente utile alla causa, questa tassa televisiva è stata più volte modificata fino a raggiungere la forma attuale. Ma una nuova riforma promette di modificare nuovamente il Canone Rai, con delle modifiche sulla struttura.

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Il Canone Rai corrisponde alla tassa sul possesso inerente ad un elettrodomestico specifico, ovviamente la televisione, oramai immancabile in tutte le case degli italiani, corrispondendo quindi a qualcosa di “normale”. Anche se può sembrare strano, l’idea di una tassa sul possesso su un prodotto di questo tipo è molto antica, e deriva dal corrispettivo sviluppato dagli anni 30 del 20° secolo per gli utilizzatori delle radio.

Canone Rai, riforma in arrivo? Ecco cosa cambierà

In alcuni paesi in Canone Rai è stato inglobato in altre forme di pagamento o è stato completamente eliminato, condizione che quindi appare matura da parte di moltissimi cittadini che non pagano di buon grado questa incombenza, spesso anche per ragioni di principio, oltre che economiche. Nonostante esistano delle esenzioni per categorie di cittadini abbastanza diversificate, la formula attuale è quella considerata più efficace sviluppata dal governo Renzi nel 2016 e mantenuta senza reali modifiche anche al giorno d’oggi. Questa comprende una forma di imposta vera e propria (quindi il termine “Canone” non è propriamente corretto) pari a 90 euro su base annua per ogni contesto familiare dotato di almeno un televisore presso il proprio domicilio, opportunamente rateizzato in 10 parti legate alla bolletta della luce, così da migliorare la frequenza di pagamenti ed essere meno percepiti dai cittadini, che in molti casi non hanno apprezzato questa formula che però si è rivelata vincente.

Dal 2016 infatti una percentuale molto maggiore rispetto al passato si trova quindi a pagare il Canone Rai con regolarità, circa il 30 % contro i precedenti 2 % delle annate antecedenti. Condizione quindi utile ma non ancora efficiente, in quanto ancora oggi oltre la metà sceglie di non pagarlo esentandolo dalla propria fatturazione. Per questo motivo il Ministro delle Finanze attuale sta sviluppando alcune proposte per aumentare il bacino di cittadini che saranno così “obbligati” maggiormente a pagarlo, non aumentando la tariffa annuale ma legandola agli abbonamenti delle connessioni telefoniche mobile, che sono sempre più comuni e diffuse.

Si tratta per ora di una ipotesi sul tavolo però presa in considerazione, che sarà nel caso attuabile solo a partire dal 2025.

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