Stipendi e pensioni 2024: ecco le previsioni che spaventano per il prossimo anno

stipendi e pensioni 2024

Il benessere economico di un paese vede tra le varie categorizzazioni la necessità di tenere sotto controllo gli stipendi e le pensioni dei cittadini, cosa che avviene in maniera strutturale alla fine di ogni anno solare, attraverso l’adozione della legge di bilancio. Per il 2024 i vari stipendi e pensioni potrebbero portare, secondo alcune previsioni e proiezioni, dati non strettamente positivi, anche per alcune politiche spesso “necessarie” per garantire un certo equilibrio tra le parti sociali.

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L’esecutivo attuale governato da una coalizione di centro destra ha già dovuto provvedere ad alcune metodologie legate al welfare ed al concetto di aiuti sociali, pur dovendo anche tenere fede ad alcune promesse elettorali, come il termine del Reddito di Cittadinanza, da sempre considerato “non adatto” ad essere perpetuato, proprio dal 2024 il Reddito di Cittadinanza sarà completamente abrogato e sostituito da ammortizzatori sociali come l’Assegno di Inclusione che in parte sostituira proprio il RdC per le fasce di cittadini che presentano difficoltà economiche.

L’attuale esecutivo ha ottenuto dal Parlamento l’ok per un debito atto a sviluppare una nuova serie di aiuti per favorire la cosiddetta classe media con politiche inerenti al mantenimento di assistenza welfare, ma anche un potenziamento delle pensioni a partire da quelle minime fino all’adozione di metodi per andare in pensione anticipata.

E’ in cantiene un nuovo progetto di taglio al cuneo fiscale, strutturalmente una generalizzata quanto concepita in percentuale a seconda del tipo di reddito forma di riduzione delle imposte calcolate sugli stipendi dei lavoratori e dei pensionati, al fine di aumentare sensibilmente la busta paga, secondo alcune indiscrezioni questa forma di strategia potrà portare ad un aumento fino a cento euro in più in busta paga.

Stipendi e pensioni che saranno rivalutati per il 2024, da parte dell’attuale esecutivo: in processo diverse conferme per porre rimedio alle varie condizioni di difficoltà di fasce di cittadini molto specifiche. Cosa cambierà il prossimo anno?

Saranno confermate quasi tutte le forme di pensionamento anticipato come Quota 103, il principale sistema di pensionamento anticipato di tipo “misto” che prevede una quantità di anni minimo di tipo contributivo ed anagrafico ( si parla di 62 anni di età e 41 di contributi come quota minima per poterla utilizzare) oltre alle varie Opzione Donna, che permette alle donne che hanno 58-59 anni di età e 35 di contributi di uscire in maniera anticipata dal mondo del lavoro, è probabile che sarà eliminato il fattore bonus per le donne che hanno uno o due figli (condizione quindi che riporterebbe almeno in teoria Opzione Donna ad essere concepito come era in principio).

Sarà confermata quasi in toto anche Ape Sociale, uno strumento che anticipa la pensione per categorie specifiche di lavoratori come ad esempio quelli affetti da qualche tipo di inabilità oppure per chi effettua mansioni pericolose oppure ancora chi è considerabile caregiver.

Dovrebbero subire dei leggeri incrementi anche le pensioni, in particolare quelle di statura “minore” come quelle del trattamento minimo che potrebbero superare nel caso dei cittadini over 75 al di sotto di una quota di reddito minimo, una mensilità pari a poco più di 600 euro, poco meno per chi non ha ancora compiuto 75 anni.

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