Il concetto di risparmio di denaro condiziona praticamente ogni tipologia di cittadino, indifferentemente dalla condizione sociale, costituisce una forma di “servizio primario” che oggi, come in passato, è possibile portare a termine attraverso vari strumenti come i buoni fruttiferi postali, che presentano un sistema di tasse che è cambiato nel corso del tempo. A quanto ammontano?
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I libretti e buoni fruttiferi postali fanno parte da anni di una tipologia molto specifica di prodotti postali, che hanno seguito piuttosto gradualmente una forma di evoluzione concettuale legata allo Stato Italiano, in quanto la funzione del libretto postale ma anche del buono è praticamente sovrapponibile a quella di qualsiasi strumento bancario che dispone della stessa funzione.
Se il conto corrente ha una funzione di comune che permette di accumulare ma anche gestire e quindi spendere il proprio denaro, i buoni fruttiferi postali costituiscono la tradizionale forma di strumenti che sono incentrati sulla conservazione e quindi sull’accumulo di denaro e relativi interessi che sono generati proprio dal lasciare il denaro per un determinato periodo definito. Ogni buono o libretto ha una forma di scadenza, nel senso che oltre una certo periodo questi smettono di generare interessi che sono diversi a seconda del tipo di buono scelto, che sono tutti gestiti da Poste Italiane per conto della Cassa depositi e Prestiti Italiana, che a sua volta fa ricorso a vari sistemi di calcolo a scaglioni per ogni strumento finanziario. Esistono fin dal 19° secolo sia nella forma tradizionale che è quella cartacea ma anche nella forma dematerializzata, ma la funzione resta la medesima; oggi i libretti postali così come i buoni fruttiferi sono meno utilizzati rispetto al 20° secolo in quanto il contesto bancario si è ampliato così come la possibilità di fare ricorso strumenti avanzati per risparmiare ed investire denaro indifferentemente dall’importo.
Sono ancora molto utilizzati in quanto presentano alcuni vantaggi, non hanno ad esempio costi di apertura, gestione oppure utilizzo e sono sottoscrivibili oltre che completamente rimborsabili attraverso qualsiasi ufficio postale e non è necessario un importo minimo rilevante per l’apertura di un buono fruttifero, infatti bastano 50 euro, ed anche dal punto di vista delle imposte i buoni sono più convenienti di altri tipi di strumenti da investimento, oggi la percentuale di tasse relative agli importi guadagnati attraverso gli interessi è di 12,50 %, fino al 1986 questi erano esentasse, poi fino al sono stati soggetti a una ritenuta fiscale del 6,25%, prima di ottenere l’attuale percentuale.
A 12,50 % si tratta di una percentuale molto minore dei tradizionali 26 % di altri strumenti di risparmio, ed è uno dei motivi che portano molti italiani a scegliere di sottoscrivere un buono fruttifero postale, anche per la certa varietà di tipo di reddito che può effettivamente essere maggiormente conveniente proprio in virtù di questa forma di capacità di sviluppare interessi in quantità nettamente maggiore per il cittadino medio.
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